Anche quest’anno ho partecipato al WMF 2025, l’evento a Bologna che raccoglie professionisti e aziende legate al mondo del marketing e dell’innovazione.
Quello che più mi ha colpito — e che porto ancora dentro — è stato il tema della centralità della conversazione. Con questo non intendo uno scambio di parole superficiale: parlo di quel dialogo autentico, profondo, che mette in discussione le nostre idee, le nostre convinzioni, il nostro modo di lavorare e persino di essere.
Nel 2025, mentre l’intelligenza artificiale avanza con passi da gigante, il We Make Future di Bologna mi ha ricordato quanto non basti più affidarsi solo agli strumenti tecnologici. La vera rivoluzione è umana: ritrovare il senso della parola condivisa, del racconto che unisce e trasforma.
In questo articolo di blog vorrei soffermarmi su alcuni degli speech e interventi dell’evento che mi hanno lasciato validi e interessanti spunti di riflessione.
Project Manager, il libro di Giulia Bezzi
Nel cuore di questa conversazione globale al WMF 2025 c’è stata una domanda semplice, ma potentissima, posta da Giulia Bezzi. “Chi vuoi essere da qui a 10 anni?”
La domanda non è solo rivolta ai professionisti del marketing o agli innovatori digitali. È per tutti noi, un invito a riflettere su chi stiamo costruendo dentro, mentre il mondo intorno corre veloce e ci bombarda di input.
Quante volte ci lasciamo travolgere dall’urgenza, dall’ansia di “fare”, perdendo di vista il nostro vero obiettivo? Questa domanda mi ha fatto riflettere ancora una volta su quali sono i valori, le abitudini, i pensieri che voglio coltivare e su come posso integrare il lavoro con la cura di me stesso.
Questo pensiero si collega a tutto ciò che ruota intorno al marketing attuale: non vendere solo prodotti o servizi, ma offrire benessere, senso, connessione.
Quale futuro per i brand? La riflessione dell’Osservatorio Generazioni
Un altro momento di grande ispirazione è stato l’intervento di Daniele Chieffi e Nicolò Cappelletti con i dati ottenuti dalle ricerche dell’Osservatorio Generazioni.
Credo che parlare di generazioni (Boomer, Gen X, Millennials e Gen Z) sia oggi fondamentale per capire le dinamiche del consumo, ma anche per interpretare i bisogni umani dietro ogni scelta di acquisto o relazione con un brand.
Mi ha colpito molto la fotografia chiara e impietosa: il 77% dei brand rischia di essere dimenticato, di sparire senza lasciare un segno. Un numero enorme che porta con sé una riflessione: la banalità e la superficialità non hanno più spazio.
Ma c’è di più. Il 72% delle persone dice di essere stanca di quei brand che fingono di voler cambiare il mondo mentre inseguono solo il profitto. È un invito pressante alla sincerità, alla trasparenza, all’etica.
Mi ritrovo in questi ultimi valori, tanto che nel mio lavoro come SEO Copywriter e Digital Strategist parto sempre da questo: come costruire strategie di marketing che siano davvero allineate a valori autentici? Come far parlare un brand in modo che sia una voce sincera che crea fiducia e appartenenza?
5 speech del WMF 2025 da ricordare
Vorrei lasciarti qui alcuni dei keypoints che mi porto a casa dagli interventi che ho avuto il piacere di seguire al WMF 2025:
Valentina Falcinelli – Dialogare con il brand: identità, posizionamento e verità
Valentina Falcinelli, autrice di “Testi che parlano”, ci ha ricordato che anche un brand ha bisogno di un check-up, soprattutto quando le cose sembrano andare bene.
Quattro domande ci guidano in questa riflessione:
- Le persone pensano a te quando hanno un bisogno specifico?
- Ti riconoscono per ciò che ti rende unico?
- Quali parole usano per parlarti?
- Quali associazioni mentali fanno con il tuo nome?
La costruzione di un posizionamento solido parte proprio da qui. Dall’ascolto.
Miriam Bertoli – Dialogare con l’AI: alleata o scorciatoia?
Miriam Bertoli ha toccato un punto cruciale: l’AI non è una bacchetta magica, ma uno strumento con cui dialogare consapevolmente. Nelle PMI, dove ogni risorsa conta, non basta adottare l’AI: serve comprenderla, domandarsi come usarla e perché.
E Corrado Formigli, nel suo intervento sul Main Stage, ha alzato l’asticella con una provocazione intensa: “Il tempo che risparmiamo grazie all’AI, dove lo stiamo investendo?”.
Fabio Rodighero e Jacopo Bordin: strategia digital tra trend e nicchie di mercato
Fabio Rodighero ci ha ricordato che c’è una grande differenza tra ciò che è trending e ciò che è davvero un trend. Non basta generare contenuti accattivanti: bisogna domandarsi se sono coerenti con l’identità del brand e utili per chi ci segue.
Jacopo Bordin ha portato una visione che condivido profondamente: oggi il successo non è più solo “go big or go home”, ma lots of littles. Tanti piccoli brand, tanti creator, tanti contenuti rilevanti per nicchie precise.
È la risonanza a fare la differenza, non la risonanza acustica.
Margherita Cavallin: la SEO è comprensione, non solo ottimizzazione
Il momento più formativo per me? L’intervento di Margherita Cavallin.
Nel raccontare il suo metodo di lavoro in De Longhi ha mostrato cosa significa davvero fare SEO oggi: non è una questione di keyword, ma di contesti. È analisi, strategia, messaggi giusti al momento giusto. Ed è soprattutto brand: perché la SEO non esiste senza un brand riconoscibile. E un brand non è nulla, se non è rilevante per le persone.
Oltre l’AI: la vera differenza nei contenuti è umana
L’intelligenza artificiale era ovunque nei talk e negli spazi espositivi. Ma più che entusiasmo cieco, si respirava una nuova consapevolezza: la vera sfida non è più generare contenuti, ma generare impatto.
In un mondo dove tutti possono pubblicare qualcosa, distinguersi significa dire qualcosa che conta, che emoziona, che arriva nel momento giusto.
La parola chiave non è “quantità” ma rilevanza. Ed è proprio questo che segna la differenza tra chi comunica e chi costruisce un legame vero.
Ecco perché, anche per chi lavora da anni nel marketing, nella comunicazione e nell’innovazione, partecipare a eventi come il WMF non è solo networking o aggiornamento: è un modo per rimettere a fuoco cosa stiamo cercando di costruire. Due semplici domande: Per chi? E perché?
WMF 2025: un evento, mille nuove direzioni
Spesso si dice che in Italia non ci siano spazi per parlare davvero di innovazione. Che manchi la cultura del futuro.
Al WMF 2025 l’atmosfera cambia e qui puoi trovare tutte voci che, in modi diversi, stanno contribuendo a scrivere una nuova storia: quella di un’Italia che non ha paura di innovare, ma che vuole farlo con profondità, visione, etica. Quando un evento riesce a lasciarti più domande che risposte, allora ha fatto centro.
Il WMF 2025 mi ha ricordato che il nostro lavoro — nel marketing, nella comunicazione, nell’innovazione — è molto più di una semplice strategia. È una responsabilità culturale.
Siamo costruttori di immaginari. Di messaggi. Di futuri possibili. E ogni volta che scegliamo quale storia raccontare, quale tecnologia usare, quale voce amplificare, stiamo contribuendo a plasmare il modo in cui le persone vivono, comprano, si relazionano.
In fondo, la vera innovazione non è solo tecnologica: è relazionale.
La conversazione è il nostro superpotere. Imparare ad ascoltare, dialogare, connetterci: è questo che ci rende umani — oggi e nei prossimi dieci anni. Chi vogliamo essere da qui a dieci anni? La risposta non è mai definitiva, ma eventi come questo ci aiutano a cercarla. Insieme.